E vabbé hanno fatto il governo, e chissà mai cos’è, ne hanno già fatti cento e ne faranno cento ancora, è tutto a posto, è routine. La vera emergenza, la vera drammatica attualità è il comunismo, e in particolare proprio qui, a Genova, città martire del comunismo. Come potremo mai dimenticare il regime di terrore instaurato in quel fatidico 25 aprile del secolo scorso, quando l’orrido comunista Scappini a capo del nefando CLN con proditorio attacco armato, armi di contrabbando per inciso, costrinse il buon generale Meinhold a lasciare con le sue amatissime truppe la città che tanto aveva tentato di preservare dalla violenza della guerra, schiacciando la città sotto il tallone di ferro di una feroce dittatura durata ottant’anni, fino all’agognata presa di possesso della prima amministrazione libera e democratica a cui non si può che augurare non meno di cent’anni di fervido apostolato.  Sì, si è detta finalmente la verità, oggi in consiglio comunale e domani, augurabilmente, come primo atto del nuovo governo, facciamola finita con il comunismo e con le sue tardive imitazioni, tipo fascismo, tipo nazismo. Infatti io non sono comunista, né mai lo fui, io sono peggio che comunista, sono anarchico e mazziniano, e sono mazziniano perché il pensiero di Giuseppe Mazzini è un filo più estremo di quello del principe del male Michail Aleksandrovič Bakunin. Come forse è noto persino al consiglio comunale, gli anarchici le hanno sempre prese da tutti, dai fascisti, dai nazisti, dai sinceri democratici liberali, dai comunisti, eppure del comunismo non ho paura; ho paura del fascismo, del nazismo, e, per come si son messe le cose negli ultimi decenni, una certa inquietudine me lo da anche il sistema democratico liberale, ma il comunismo, no, non mi fa paura. Sindrome di Stoccolma? No, è che il comunismo al mondo non s’è mai visto, e io non ho paura di ciò che non vedo, semmai mi incuriosisce. Comunisti se n’è visti volta a volta tanti, pochi, abbastanza, ma mai il comunismo. Consiglieri cari, date un’occhiata a un atlante storico del XIX e XX secolo, prendete una carta politica del mondo attuale, e ditemi se trovate una nazione comunista. Trovate delle repubbliche democratiche, popolari, socialiste, nazionalsocialiste, sovietiche, trovate regni e imperi autodefiniti fascisti, ma non l’ombra di un comunismo fatto carne. La verità è che anche quando i comunisti hanno conquistato il potere su una nazione non hanno mai avuto la faccia di bronzo di decretare la realizzazione del comunismo. Mai, nemmeno la megalomania di Stalin ha osato spingersi fin lì. Il comunismo è un grande, complicato disegno, talmente grande e complicato che i suoi più acuti studiosi si arrendono al sospetto che nemmeno il suo primo e massimo progettista, Carl Marx sapesse bene cosa fosse in dettaglio. Quello di accertato che sappiamo del comunismo è che è stato per più di un secolo la speranza di molti popoli oppressi, una speranza tradita non rare volte dai comunisti e il più delle volte dagli oppressori. È singolare e un cincino sconcertante come il regno di Dio in terra, la Gerusalemme Celeste abitata in questo mondo dai destinatari del discorso del Cristo sulla Montagna, gli ultimi, gli oppressi, i giusti, i misericordiosi, sia un grande e complicato disegno non dissimile, e parimenti una speranza mai realizzata e sempre tradita, per lo più dai cristiani. E poi, quello che è sicuro, comprovato da millenaria esperienza, è che non sono i consigli comunali o d’Europa, non sono i soviet supremi e i MINCULPOP a scrivere la storia, la storia la scrivono i popoli e ai popoli la storia rende conto. P.S. Cari consiglieri, bene, molto bene porre sempre la memoria alla tragedia delle foibe, ma se mai vi venisse vaghezza di studiare un po’ di storia, o anche solo di leggerla, allora potrebbe capitarvi di scoprire che la tragedia ha avuto inizio vent’anni prima del 1945, quando i fascisti di Pola andavano per strada a caccia di antifascisti o anche solo di italiani allegramente cantando “la pagherà, in fondo alla Foiba finir el dovarà”. Grazie per l’attenzione.