Ho tenuto il conto, sono quattordici i collegamenti in diretta e trentanove gli articoli di approfondimento sull’epopea di Capitol Hill che mi sono visto e letto da mercoledì a oggi, un’indigestione, se penso che intorno alla magnifica impresa della Samp sull’Inter me ne sono bastati due di video e undici di articoli può prendere l’idea. Ma come resistere all’enormità di quello spettacolo? Un fatto di cronaca che nello svolgersi è già sensazionale serie tivù, avvincente romanzo, meraviglia, incredulità, suspense, un lieto fine che comunque ci sarà, perché la produzione è di quelle grosse hollywoodiane e il grande pubblico non tollera tragedie senza scampo, soprattutto adesso con l’infezione che attenta alla vita di tutti quanti, attori e spettatori. Nutrendo qualche perplessità sulla reale consistenza della spinta propulsiva della democrazia liberale, non mi sono goduto lo spettacolo quanto i fiduciosi al riguardo; per immortalare la sua dissoluzione non si troverebbe immagine più vivida dell’austero tutore dell’ordine repubblicano che si compiace di un selfie con uno sguaiato eversore che ha appena profanato che dico, non il tempio, ma il tabernacolo della democrazia rappresentativa. Un sistema che molto ha dato, e non poco ha preso, all’umanità intera meriterebbe di finire un po’ più dignitosamente che con una colossale pagliacciata, ma la storia, si dovrebbe sapere, raramente rende giustizia, preferisce vendicarsi, e non c’è vendetta più cruda di un cornuto finto sciamano, finto attore, finto libertario con un finto nome che fa il suo trionfale ingresso nel parlamento della più eminente democrazia del mondo governata da un bugiardo patologico preda di un ferale deliro narcisistico. Ma a Capitol Hill è finita, davvero finita? No che non è finita; fatto fuori il capo della rivolta, la democrazia liberale potrà tirare a campare ancora per un po’, così come il grande, millenario sistema politico romano riuscì a tirarla per le lunghe fino a Romolo Augustolo. E sarà solo agonia. A meno che, non succeda l’inaspettato, ancora più sorprendente dell’incredibile visto sin ora. A meno che, fatta la tara delle sporche dozzine dei psicofascisti e ei pazzi criminali, i settanta milioni di sconsolati, delusi, arrabbiati, frustrati, dimenticati, impoveriti, che per disperata rivolta hanno votato per il Grande Pagliaccio, talmente disperati da non poter credere nemmeno nel sistema elettorale di cui hanno fatto uso, loro e i loro compagni di tutto il mondo governato con le spoglie della democrazia liberale, non vengano assunti a figli legittimi e non venga reso loro quello che gli è stato proditoriamente tolto a puro scopo di profitto, prima di tutto la dignità di esseri umani aventi diritto allo stesso rispetto riservato ai loro spoliatori.