Anche al cagnolino Fuffi piace la gattina Micia che il papà ha portato – oh che sorpresa! – per la sua diletta figliolina dal grande, meraviglioso negozio dove ha trascorso ore liete nell’acquisto di cibi sani e prelibati e interessanti accessori a prezzi scontati, non per la figliola e neppure per sé e la cara moglie, ma per Fuffi e Micia. Questa la sceneggiatura di una delle molte e consimili pubblicità che ascolto ogni mattina, a ogni orario, alla radio, mi dicono che sia così anche in televisione. In alternativa alla famigliola è proposta una giovane donna, una single visto che non ha che da conversare con il suo cane e il suo gatto, che dovendo scegliere tra molti impegni si decide infine per “oggi solo coccole” se ha il cane, e “oggi disfiamo il gomitolo” se ha un gatto. Questi sono dunque i clienti ideali dell’industria del pet, che assieme a quelle del web e del vax, sta facendo affari da capogiro nel mezzo della più grave crisi economica mai vista; adulti totalmente decelebrati che si rivolgono ai loro animali e al loro, unico, figlio allo stesso modo con gli stessi toni perché sono la stessa cosa, costano allo stesso modo, vanno identicamente presi in considerazione per fargli fare la stessa parte di gingilli viventi, false vocine e vocette zuccherate all’aspartame inesistenti allo stato naturale di genitori che a starli a sentire un minuto andrebbe loro tolta la patria potestà, e bimbetti da affidare urgentemente a seri professionisti delle turbe dell’età evolutiva. In un mondo farlocco di gente che se la passa talmente bene da passare un pomeriggio a scegliere la piscinetta con fontanella per il gatto, tanto non hanno nient’altro da fare e ci sono i super sconti. E se tutta questa demenziale messinscena fosse la verità di noi che abbiamo un animale domestico, se, a nostra insaputa fossimo proprio così? O ci piacerebbe esserlo? Se la pubblicità ci propone un modello è perché studi di marketing costati fior di studi lo hanno giudicato altamente desiderabile. Se i poteri forti ci avessero distolto con i falsi bersagli delle scie chimiche e dei chip sottopelle per attuare indisturbati il loro vero e definitivo piano di conquista, il rincretimento universale degli umani, attraverso il cavallo di Troia di raffinati robot con cui hanno sostituito gli esseri animali? Mi hanno detto che la razza canina che oggi va di gran moda è fisicamente incapace di avere rapporti sessuali e riprodursi, una razza costruita in laboratorio e in laboratorio riprodotta, non è un segnale più che evidente?  Guardo Nilde e Palmiro, i nostri gatti di casa, bosco e di riviera che dormicchiano sul pavimento nei punti strategici dove passano i tubi del riscaldamento, e tremo. E se domani mi occupassero, artigli in resta, la scrivania per pretendere anche loro la piscinetta zampillante, saprei resistere? Voglio bene a quei due gattacci colmi dei loro insondabili miseri, e voglio bene agli umani, e voglio bene alle piante del boschetto, e voglio bene anche alle pietre della collina, ma ancora so che a ciascun essere voglio bene in modo diverso anche se con un’unica voce, la mia. Forse è l’unica cosa decentemente rivoluzionaria e pericolosamente eversiva che ancora so fare.