Non ho ancora apposto la mia firma per la richiesta di celebrare i referendum per la legalizzazione della cannabis e per la depenalizzazione dell’eutanasia. E vorrei farlo. Perché, riguardo alla cannabis, pur non facendone uso e pur riconoscendomi un atteggiamento piuttosto severo al riguardo, nel corso di molti decenni non ho mai riscontrato tra i molti e le molte che invece lo fanno, alcuna aberrazione del comportamento e del carattere, nessun effetto collaterale di qualche significato, che si tratti di celebri professionisti o di apprendisti muratori, di geniali matematici o congegnatori meccanici. Riguardo all’eutanasia, so che invece potrei trovarmi nella condizione di invocarla per me. E allora, perché non ho ancora firmato? Ho nel telefono l’app necessaria per farlo in questo momento, qui, in via digitale, senza muovere nient’altro che un dito. Ecco, è per questo. Esercito il mio diritto di voto da mezzo secolo, e nonostante tutte le sconfitte, le disillusioni e i rimpianti, incredibile ma riesco ancora a prenderlo sul serio, sia che intenda esprimerlo, sia che intenda astenermene. Sì, credo ancora che votare sia una cosa seria, anche se non ricordo più l’ultima volta che il mio voto è stato preso sul serio, e mi ci applico, ci penso e ci ripenso su, ed essendo cosa sacra, la sacralità della sovranità di popolo, ha la sua ritualità, e il rito la sua liturgia. La lieve fatica, ma pur sempre fatica, di vestirsi per andare al seggio, di andarci anche se piove, di andarci anche se c’è il sole e sarebbe di gran lunga preferibile andarsene altrove, la coda, la scheda con la matita, la cabina, tutte meticolose azioni da compiere correttamente nel mentre che ancora sto pensando se farò la cosa giusta, e alla fine decidere di mettere il segno senza più incertezze dell’ultimo, imbarazzante minuto. Tutto questo brigare mi dice che sto davvero facendo qualcosa che in fondo val ancora la pena di fare, e la lenta liturgia gli dà evidenza, lo sacralizza. Forse sono solo vecchi pensieri, ma li penso così; e nel merito della raccolta delle firme per i referendum, so bene che non si tratta di un voto ma solo della richiesta di votare, e alla fine metterò la mia firma con un clic perché qui attorno e fino all’orizzonte di banchetti non se ne vedono, ma mi chiedo se rendermi la vita così facile e l’esercizio della mia volontà quasi soprappensiero, mi rendano più libero o solo più leggero. E naturalmente mi chiedo se quando potrò addirittura votare in questo modo, accadrà come già succede altrove, sarà quello il modo per essere più sovrano; perché se sono certo che rendere troppo faticosa la democrazia sia un sopruso e una beffa, non sono così sicuro che fare un pochino di fatica non faccia bene a me e alla democrazia.