Portarci ai seggi
Ci sono state molte risposte al mio “invito al dolore” rivolto ai progressisti due domeniche fa, alcune pubblicate in queste pagine, altre ricevute personalmente, tutte interessanti, alcune anche affettuose, in generale tese a dissuadermi dal proposito di esercitare la mia sovranità di cittadino immergendo nell’urna elettorale una scheda immacolata; un lettore mi ha addirittura invitato a creare una nuova formazione e “scendere in politica”, il fatto che ormai si dica comunemente scendere invece che ascendere in politica la dice lunga su cosa si intenda ormai vulgo populi per politica, il giù, la cantina, la sentina, la polvere e il fango. No, grazie, sto bene così. Naturalmente non ho cambiato idea e non ho intenzione di farla cambiare a nessuno, ma mi prendo comunque ancora una volta la parola perché ho una domanda che mi preme per chi mi ha invitato a votare comunque per qualcosa che potrebbe infine, a ben guardare, stando attenti ai segnali, dando fiducia, senza star lì a cercare il pelo nell’uovo, essere anche progressista. A loro rivolgo questa domanda: ma siete proprio sicuri che invece il partito che forse tutto sommato a ben guardare eccetera definiremmo progressista è così contento di vedermi andare a votare, me e agli altri milioni di cittadini che hanno lasciato perdere? Io non credo. Avessero davvero la smania di portarci al seggio se ne sarebbero occupati da un pezzo, avrebbero cercato di capire, sarebbero venuti a parlarci, a starci a sentire, si sarebbero posti il problema, come si dice, lo avrebbero fatto seriamente, si sarebbero messi a suonare a milioni di campanelli, correndo il rischio di farsi cacciare, ma anche l’eventualità di spiegarsi e convincere, un tempo accadeva. Per quel che mi risulta in questo momento non si stanno chiedendo come farci votare, ma come farsi eleggere. E per questo, per eleggere mille parlamentari, bastano mille elettori. Fateci caso, non si sente mai commentare una vittoria elettorale per il numero di voti guadagnati ma solo per la percentuale ottenuta, il 51 per cento dei voti è ottimo sia che i votanti siano stati cento che cento milioni. Magari chiediamo cose non che vogliono darci, o che non possono darci, o che non sanno come fare a darci, forse c’è un solo modo di governare il Paese, e non è né di destra né di sinistra, è di niente, ma quasi certamente noi siamo cittadini che hanno scelto di perdere, una scelta pur dolorosa ma per il bene di tutti.
Il Secolo XIX, 10 dicembre 2017