Adepti
Se non capite fidatevi di me. Non l’ha mai detto nemmeno Gesù Cristo, con tutto che Iddio sa quanto fosse stato difficile per la gente di Galilea capire la sua lezione. Non l’hanno mai sentito dire a Giuseppe Garibaldi e nemmeno a Giuseppe Mazzini, e l’idea di sovranità di quest’uomo aveva persino un che di misterico, che si sappia non l’ha mai detto Vladimir Il’iç Lenin e nemmeno Iosif Stalin, non è escluso che l’abbia detto Adolf Hitler, ma in privato ai suoi più stretti collaboratori titubanti a condividere con entusiasmo la battaglia finale. E è naturale, perché un leader politico, un capo carismatico, magari pensa diversamente ma dice esattamente l’opposto: siccome capite potete fidarvi di me. È questo il segreto di una forte leadership, non sto guidando un branco di stupide pecore, ma un popolo intelligente e consenziente per ragionata scelta, anche se perlopiù le cose stanno esattamente all’opposto. Ho sentito dire quella frase a un personaggio reale, o quasi, solo in un’occasione assai particolare, nella seconda stagione della serie TV Aquarius, splendida, e la dice con tono fascinoso Charles Manson alla più giovane delle sue donne spingendola a entrare nella villa dei Polansky per compiere la ben nota strage. In verità non so se si tratta di una libertà che si sono presi gli sceneggiatori o una citazione tratta dalle deposizioni processuali, ma sono portato a credere che il capo di una setta satanica possa aver detto qualcosa del genere, il non capire fa parte dei privilegi di un adepto. Naturalmente Beppe Grillo non è Charles Manson e il suo movimento non è la Family, ci mancherebbe altro, ma fidarsi senza capire non è propriamente di cittadini ma di adepti. Non passerà alla storia d’Italia questa frase, questo è un Paese che non ce l’ha nemmeno più una storia, ma nella mia storia personale resterà incisa nel marmo. In età senziente ho assistito a tre tentativi di golpe, ho viaggiato sui treni quando saltavano in aria, e sono ancora qui sano e salvo a prevedere come possibile di essere governato da una setta di cinque, dieci, venti milioni di adepti che no serve che capiscano, anzi, è meglio per tutti così. E se un primo ministro può essere indotto a dimettersi, non è possibile chiederlo a un popolo. Il popolo, foss’anche bue, non è dimissibile. E è questa la parte tragica di tutta ‘sta storia.
Il Secolo XIX, 19 marzo 2017