Diseguaglianze
A mio modesto parere la notizia della settimana è il rapporto Oxfam sulle diseguaglianze nel mondo. Che dico della settimana, dell’anno, del secolo. Oxfam è una delle ong più serie e accreditate del mondo, e, vedi te, questo suo rapporto me lo sono andato a leggere sul Financial Time, l’organo di stampa dei ricchi con problemi di etica della ricchezza: è talmente sbalorditivo quello che scrive Oxfam da mettere ansia anche a loro. Il dato più eclatante è il seguente: ci sono ottanta, dico ottanta, uomini che possiedono metà delle ricchezze della Terra. Ottanta uomini si spartiscono quello che spetta a tre miliardi e mezzo di altri uomini. Voglio che ci pensiate, che cerchiate di immaginarveli questi ottanta, che riusciate a vedere loro e le loro ricchezze, figurarvele messe davanti ai vostri occhi da qualche parte. Io non ci riesco. Io non riesco a pensare cosa possa voler dire possedere così tanto, non riesco neppure a pensare come si possa vivere con così tanto, cosa ci si possa fare. Un uomo che ha in tasca cinque, seicento miliardi di dollari. Cosa ci farà mai? Metti che si voglia comprare un castello, e va bene, metti che vuole mettersi in casa dieci Picasso, e va bene, metti pure che ci ha la passione per l’automobile e si fa fare una Ferrari tutta d’oro e diamanti, vada anche quello, metti che si compra un’isola, due isole, e ci mette le cento più belle puttane del pianeta, e con loro pasteggi a caviale e champagne, e viva cent’anni così, di quello che ha gliene rimarranno sempre i nove decimi. L’unica cosa che si può fare con tutti quei soldi è farne degli altri, altri soldi che ne faranno altri ancora. Un altro dato stupefacente è che solo fino a cinque anni or sono, al primo atto della Grande Crisi, a spartirsi mezzo mondo erano in 388, quasi una moltitudine. Deve esserci stata una guerra tremenda, tra di loro devono essersene fatte di tutti i colori per ridursi a un manipolo. Di certo la guerra l’hanno fatta anche agli altri, al mondo intero, per portargli via le ricchezze che hanno accumulato. Tranne loro, il mondo è universalmente più povero. Negli ultimi dieci anni i salariati hanno visto aumentare i loro stipendi al di sotto dell’incremento inflazionistico e la tassazione al di sopra. Mentre invece loro, i miliardari, è dagli anni ’70, da quarant’anni, che vedono progressivamente ridursi il carico fiscale. Questo perché mi sono dimenticato di inserire nella lista di ciò che si può comprare con così tanti soldi sono i governi, gli stati interi, e quando sei padrone di uno stato ti viene naturale di dare un’occhiata al sistema fiscale per vedere se si può alleggerire il peso del suo odioso tallone di ferro fiscale. A proposito di salari e compensi, un dato piuttosto suggestivo è che mentre gli stipendi dei salariati aumentavano del 10% quelli dei top manager aumentavano del 930%. I miliardari hanno bisogno di uno stato maggiore per la loro guerra e i loro ufficiali vanno ben pagati. Ancora. Sì, nel mondo dei morti di fame oggi si mangia di più di dieci anni fa, ma si mangia peggio, cibo più scadente e malsano che genera patologie di massa croniche. Magari non c’entra niente, ma un altro dato fornito da Oxfam ci dice che nello scorso anno l’industria che ha guadagnato di più nel mondo è quella farmaceutica, con incrementi di profitto fino al 40%. C’è da chiedersi se per intascare tutti quei soldi non sia un bene che la gente, le moltitudini, stia male e sempre peggio.
E mi fermo qui, chi volesse può trovare sul net tutti i particolari di cui desidera essere messo parte, sempre che ne abbia lo stomaco. Per quanto mi riguarda, devo dire che dopo aver letto quel rapporto ai miei occhi l’odio di classe assume una rinnovata e più umana aura di nobiltà. Sì, odio di classe. Cos’altro può provare la buona metà del mondo per quegli ottanta compresi di stati maggiore? Forse rispetto, forse solidarietà, forse comprensione, ammirazione, sincero stupore? Ditemelo voi. Voi ed io che non siamo compresi n quei tre miliardi che vivono per quegli ottanta, che ci barcameniamo nella terra di mezzo, avvantaggiati e svantaggiati, oppressi e opprimendo, impoveriti e sazi. Noi possiamo pure risparmiarci i sentimenti forti, ma possiamo forse ignorarli? Malridotti come siamo abbiamo ancora molte cose da perdere, metà del mondo ha da perdere solo le sue catene, per dirla all’antica. C’è solo da meravigliarsi che mezzo mondo non si sia ancora messo in marcia per vedere di rifare i conti. In verità qualche vedetta ha visto in più occasioni diversi movimenti sospetti là fuori. Vedremo, vedranno. Ma una cosa è certa. Qui non si tratta di tenere al loro posto con le buone o le cattive gli operai di una fabbrica o i contadini di un latifondo: tre miliardi sono troppi per chiunque, persino per le astronavi del Lato Oscuro.
Il Secolo XIX, 24 gennaio 2016