Vaccini
Duro quanto si voglia il giudizio dato sulla Prima Repubblica, sul “regime democristiano”, sulla democrazia delle ombre, sul governo delle trame, le ultime due generazioni di cittadini gli devono dare universalmente atto di aver compiuto qualcosa che, visto con lo sguardo dell’oggi, assomiglia a un miracolo dell’impegno civile, un’opera di governo di dimensioni titaniche. Nel corso di un solo decennio, il decennio degli anni ’50, sono stati cancellati dalla faccia della Repubblica l’analfabetismo, la tubercolosi, la poliomielite e il vaiolo, liberando le nuove generazioni dalle piaghe che le avrebbero deturpate e condannate all’arretratezza e all’infermità. È un fatto, indiscutibile. Per la scolarizzazione di massa furono investite ingenti risorse nella costruzione di migliaia di nuove sedi scolastiche, nell’assunzione di un esercito di maestri, nella promozione dell’educazione permanente nei nuovi insediamenti popolari delle città e nelle frazioni di montagna, furono mobilitate la radio e la televisione di stato. Per tubercolosi, poliomielite e vaiolo, lo Stato si impegnò in una gigantesca campagna di profilassi sanitaria e di igiene pubblica, aggiornando e moltiplicando le strutture ereditate dalla politica di sanità sociale fascista, lanciando la vaccinazione generale della popolazione scolastica.
Sto parlando di un tempo in cui la tubercolosi era di fatto endemica, sto parlando di una popolazione segnata, sto parlando che nascevi, come il sottoscritto, “debole di petto” e candidato alla certezza dell’infezione. A farla finita, almeno momentaneamente, con la tubercolosi, non è stata solo la streptomicina, ma la deportazione in massa dei figli del proletariato nelle colonie solari marine e montane, il bicchiere di latte caldo del patronato scolastico, le ossessive lezioni della maestra sul tema dello sputo –solo i delinquenti come Franti destinati a finire al sanatorio e in galera vanno in giro a sputare- le visite mensili del dottore al dispensario scolastico antitubercolare, i francobolli e le figurine educative che insegnano mentre divertono. Sì, non è stata solo questione di streptomicina, ma fu anche una bella battaglia contro l’ignoranza e la povertà.
E parlo di un tempo in cui almeno un tuo compagno di classe era storpiato dalla poliomielite e nella scuola un paio butterati dal vaiolo. Per la poliomielite fu una questione di velocità. Praticamente il giorno dopo che si vide che il vaccino Salk funzionava, lo Stato lanciò la campagna di vaccinazione a tappeto, le mamme d’Italia furono evangelizzate così rapidamente ed efficacemente che ancora oggi mi stupisco di un sistema così efficiente in un’epoca ancora primitiva nel settore della persuasione di massa. Per il vaiolo fu invece questione ancora di sistemare i conti con la povertà e l’ignoranza. Il vaccino aveva due secoli di vita, la vaccinazione era obbligatoria da un bel po’ di tempo, ma non rispettata da tutti, in particolare il richiamo –due timbri sul braccio sinistro, ricordate?- era disatteso nelle situazioni di estrema povertà e ignoranza e isolamento. Io me li ricordo i miei compagni segnati in faccia, erano quelli che non avevano mai la merenda, quasi mai il grembiule pulito e il fiocco a posto, quelli che non riuscivano a fare il dettato perché non capivano bene la lingua della maestra. Bastò migliorare un po’ la vita dei miserabili, mandare tutti, ma proprio tutti, a scuola, ridurre l’isolamento, demolire macigno dopo macigno le superstizioni radicate, e di vaiolo non se ne parlò più.
Sono giorni e giorni che ripenso a quel decennio, e mi capita di farlo ogni volta che sento di queste polemiche sull’obbligatorietà delle vaccinazioni, e mi rendo conto di quanto sia cambiato questo Paese. Allora il problema era l’ignoranza, oggi è l’iper informazione e l’ultra cultura diffuse in linea orizzontale. Allora erano i superstiziosi, i miserabili, gli isolati a ostacolare la vaccinazione dei propri figli. Oggi sono le persone colte, la classe istruita e abbiente, coloro che hanno accesso e familiarità con l’immenso distributore automatico di informazioni che tengono costantemente in palmo di mano a avanzare dubbi, resistere, rifiutare di vaccinare i propri figli. Oggi la parte più pregiata dell’opinione pubblica ritiene di saperne di più e meglio dell’istituto superiore di sanità, del proprio medico, del ministro e di chiunque altro senta di poter diffidare in base alle sue buone, personali ragioni. Ragioni che si formano ad altissima velocità sul palmo della mano, digitando poche parole chiave che danno accesso al tutto. Questa mattina ho preso un caffè con la mia amica pediatra e abbiamo parlato di questo. Mi ha riferito di aver rifiutato un paio di giorni fa di accettare come paziente un bambino la cui madre non intende sottoporlo alla vaccinazione esavalente. La madre ha sottoposto alla mia amica una nutrica casistica di affetti da autismo indotto dalla vaccinazione. E si è rifiutata di crederle quando la pediatra l’ha informata che quel delinquente che ha pubblicato lo studio a cui faceva riferimento è stato prontamente radiato dall’ordine dei medici britannico e lo studio fatto ritirare, visto che HYPERLINK “http://www.bmj.com/content/342/bmj.c7452″aveva realizzato un falso. Inventati i dati, manipolate le conclusioni, fatto uso improprio dei bambini sottoposti a test, e vere e proprie falsificazioni di campioni ed esami. Forse sarà anche andata così, ha deciso infine la signora, però voglio controllare cosa si dice in rete, metti che sia la solita macchinazione delle multinazionali del farmaco? Ha proposto un compromesso che la mia amica ha rifiutato, solo la vaccinazione per il tetano. La signora ha in mente per suo figlio una carriera di scout, e si sa che prima di fare i ministri gli scout vanno in giro per la natura a mettere le mani dappertutto.
Il Secolo XIX, 18 ottobre