Immagini rassicuranti
L’altra mattina è venuto don Ottavio a benedire la casa, cosa rara c’ero io in casa a riceverlo. Mah, speriamo bene, ora come ora non ce n’è uno in questa neo benedetta casa che stia diritto in piedi, tutti quanti acciaccati e dolenti. Mia suocera pensa addirittura all’intervento di uno specialista, per lei don Ottavio è solo un generico. Lui è un vecchio prete di campagna, espertissimo nella ricerca delle erbe commestibili e da infusione, viene anche a benedire i raccolti al tempo delle mietiture, e secondo me se va bene per il grano e l’orzo dovrebbe bastare anche per i cristiani. Vedremo. È venuto da solo, senza chierichetto al seguito, e mi ha fatto presente che sono anni ormai che di chierichetti disposti al servizio domiciliare non se ne vede più l’ombra. Segno dell’Italia che cambia, gli spiego, l’Italia che si è fatta ricca della sua miseria. Quando ero io in età da chierichetto, senza le benedizioni pasquali sarei andato in default, le mance delle famiglie devote in pezzi da cinquanta e anche da cento, lire, hanno rappresentato per tutta la mia fanciullezza la fonte maggiore di entrate. È chiaro che adesso i ragazzini godono di altre e più comode rendite. Don Ottavio è uomo di fede e pensa che le cose potranno andare solo che per il meglio, anche per i ragazzini che campano di rendite di posizione. Nell’andarsene mi ha lasciato una bella immagine da appendere alla porta di casa perché la sua benedizione permanga fino alla prossima Pasqua. L’immagine ce l’ho qui davanti. C’è un bel campo di grano maturo e ondeggiante e nel mezzo avanza Gesù con i suoi discepoli al seguito e una bella donna al fianco. Gesù è alto, con lunghi capelli biondo rossicci, occhi azzurri e barba curatissima, la donna è forse anche più alta di lui, stesso colore dei capelli e degli occhi, Maddalena? Gli apostoli sono, sembra, un gruppo di anziani e compunti, serissimi studiosi con sembianze franco celtiche. Iconografia della più classica tradizione, davo immaginette tali e quali anch’io in cambio della mancia.
Naturalmente l’immagine è un falso sfacciato, privo di ogni verosimiglianza, irrispettoso e forse blasfemo. Lo sappiamo, Gesù, Maddalena, i suoi compagni erano ebrei di Galilea e Giuda, tratti semitici, giovani o giovanissimi, sempre per strada, abbronzati e impolverati, e non proprio con i capelli e la barba a modo. Ma quella che mi ha lasciato don Ottavio vuole essere l’immagine di una benedizione impartita dal figlio di DIo, e non può che essere quanto di più rassicurante si possa appendere sulla soglia di casa. E quanti tra i credenti e i disposti a credere, adulti e bambini della contemporaneità come del secolo trascorso, femmine e maschi ignoranti e istruiti, troverebbero rassicurante l’immagine di una divina benedizione imposta da una ghenga di immigrati che sembrerebbero appena sbarcati a Lampedusa, con il fatto che lì in mezzo c’è anche una che faceva la vita? Pensateci un po’. Certo che lo sappiamo chi era Cristo, chi erano i suoi, ma li vogliamo davvero com’erano o li preferiamo come ci fa piacere, e soprattutto ci tranquillizza, pensarli? E Cristo è venuto per tranquillizzarci, mica per turbarci. Anche se, come è noto e da lui stesso con grande determinazione più volte affermato, è venuto proprio per turbarci. Per fortuna che ci sono dei bravissimi edificatori di immagini, immagini che se ben fatte sono un portentoso sussidio alla nostra tranquillità. Abbiamo a disposizione persino delle ottime immagini di Dio, di Dio in persona. Splendidamente realizzate e molto, molto rassicuranti. Certo, Yahweh, per definizione stessa è impronunciabile e inimmaginabile, ma tant’è, siamo cresciuti sotto l’ala giudicante e protettrice di un Grande Vecchio barbuto e possente. Anche se di fatto è una bestemmia. Ma abbiamo un gran bisogno di immagini, siano di carta o anche solo pensate, metafore e foto, video e architetture oniriche, abbiamo bisogno del loro sostegno per non sprofondare nell’inquietudine del difforme, e annegare nell’abisso dell’inimmaginabile. Guardo questa immagine che mi ha lasciato quel brav’uomo di don Ottavio e ripenso alla cena di ieri sera. C’era tutta la famiglia esterrefatta per le notizie del disastro aereo. Pensavamo tutti a dell’altro, per prima cosa a un attentato islamico o a un guasto, ma un suicidio no, quello no. Può accadere che anche l’immagine più inquietante, quella dell’attentatore, quella dell’11 settembre replicato, può diventare rassicurante al cospetto dell’insondabile, incomprensibile, inimmaginabile assoluto che alberga nella pazzia di un uomo. Si può venire a patti con l’eventualità e prenotare, lo facciamo, un volo sapendo che in giro ci sono dei pazzi terroristi fatti così e così, ma ci risulta molto più difficile se nel pigiare il dito sul tasto dell’acquista ora ci sovviene che là fuori c’è, ubiquo, l’inimmaginabile.
Il Secolo XIX, 29 marzo 2015