Greta e Vanessa
C’è una relazione tra Charlie Hebdo e le due ragazze che venerdì sono tornate a casa dopo quattro mesi di prigionia e grazie a un assai probabile riscatto pagato dai contribuenti del loro paese? Sì, naturalmente c’è. Ad esempio, alcune qualità con cui sono rappresentati i redattori della rivista e le due volontarie: sventatezza, coraggio, convinzione nelle proprie idee, carenza di senso dell’inopportunità. La cosa interessante è che le stesse qualità, o in qualità, sono, oggi, motivo di orgoglio per l’Europa intera se riferite alla rivista, e invece motivo di rompimento di palle per buona parte del Paese, se riferite a Greta e Vanessa. Perché siamo sempre lì: gli uni e le altre sono una questione di lusso, di lussi che vogliamo, o possiamo, per metterci, di costi che possiamo, o vogliamo, pagare. Anche se, concluse le esequie dei coraggiosi redattori, si sta facendo largo sempre più coraggiosa l’opinione che in fin dei conti quella rivista ha fatto più danni che latro, e bisogna pur saper distinguere tra libertà e libertà, eccetera eccetera, pare che la Francia e i francesi non intendano rinunciare al mandato volteriano di assoluta libertà di pensiero degli individui e di ferma laicità dello stato. Costi quel che costi, e si è visto bene quanto costi agli individui e alla stato, e possiamo immaginare, con raccapriccio, quanto costerà ancora. Qui, nel Paese cuore delle generosità volontaristica, sembra che ci sia difficile buttare giù il rospo dei costi del salvamento delle due sventatelle. Oh, perlamordiddio, tiriamo fuori quel po’ di milionate per non avercele sulla coscienza, ma poi vediamo di farla finita con ‘sta storia che bisogna sempre star lì a pagare i tagliagole: diamo l’esempio, mettiamole ai lavori forzati fino a estinzione del dovuto, e vedrai che ci penseranno bene su quelli come loro, pochi che saranno mai, prima di prendere e andare a fare gli eroi senza l’autorizzazione e l’addestramento necessario. Eroi a ufo dei contribuenti. Greta e Vanessa sono l’arma letale tra le mani delle mamme d’Italia: vedi cosa ti succede a fare di testa tua? Ragionevole. Non avessimo altre preoccupazioni, ma con questa crisi Greta e Vanessa non sono un lusso che possiamo permetterci. Ma nemmeno con la ripresa a ben pensarci. Perché è il principio che va affermato, qui non siamo mica in Francia. Più che ragionevole. Personalmente non ho un punto di vista troppo ragionevole al riguardo. Sarò un romantico, sarò un peso, morale, per la società, ma sarei felice di vivere in un Paese dove Greta e Vanessa sono uno dei lussi nazionali. Proprio per quello che sono, per come sono. Pura, semplice, sorgiva giovanile volontà. Proprio come quegli scassapalle della Giovine Italia, poi Giovine Europa, che sono andati a morire per niente, a buttarsi nudi come vermi contro il tiranno. Sono costati molto anche loro, a se stessi innanzitutto, assai più costosi di Charlie Hebdo. Mettevano in conto di lasciarci la pelle, di dare un terribile dolore alla famiglia, di non servire a niente nel quadro politico internazionale? Ci pensavano né più né meno di quanto ci hanno pensato le due ragazze. Il Risorgimento d’Italia è stato uno scopo più nobile di quanto non lo sia rifornire di medicinali i bambini siriani, così da rendere più digeribile lo sperpero di vite e di risorse? Forse, se non ché la loro sconsiderata missione siriana era l’unico Risorgimento d’Italia che avessero a disposizione; si dà il caso che attualmente il Paese, pur bisognosissimo di risorgere, sia sfornito di Mazzini, Garibaldi, Saffi, Pisacane e compagnia, e del loro pensiero e del loro esempio. Che se poi ci fossero sarebbe una rovina, visto che di tutto abbiamo bisogno ma non certo di gufi, menagrami, teste calde e professori.
Aggiungerei una questione piuttosto spinosetta, lo so. Per quanto ci sia costato portare a casa le ragazze, quanto abbiamo speso, stiamo spendendo e spenderemo per riportare a casa i nostri due eroici marinai Latorre e Girone? Ma cosa c’entrano loro? Loro sono andati a fare il loro dovere in nome della patria repubblicana. Giustissimo. Senonché, per amore di precisione, si tratta pur sempre di due professionisti alle dipendenze dello Stato in servizio di protezione armata di una proprietà privata all’interno di una proprietà privata. Mi sbaglio, o è un caso unico in Europa? Mi sbaglio, o questo genere di servizio è per sua intrinseca natura a carico del proprietario che utilizza militi privati, altrimenti detti contractor? Mi sbaglio, o è assai probabile che, nell’ambito di un singolare servizio dettato da una singolare legge, abbiano commesso qualche leggerezza nella valutazione dell’azione da compiere, leggerezza che è costata vite umane innocenti e, a proposito, conseguenti indennizzi? Leggerezza che non si addice a dei professionisti in delicatissimo, eppur singolare, servizio? Eppure tutto quello che vogliamo è, naturalmente, riportarli a casa, costi quel che costi. Dunque qualche lusso se lo concede anche questo Paese. Magari senza nemmeno pensarci.
Secolo XIX 18 gennaio 2015