Maurizio Maggiani: Il mio voto a chi sa voler bene

Settimana a tinte forti nella mia famiglia. Visto che della campagna elettorale non ce ne frega niente e noi non freghiamo niente alla campagna, visto che non rientriamo in nessun campione significativo e non c’è uno straccio di istituto demoscopico che ci intervisti, visto pure che abbiamo i nostri fornitori di fiducia di mozzarella bufalina e non abbiamo ansie di diossine, visto infine che la primavera traccheggia e il tepore dei termosifoni ci invita alla confidenza post prandiale, abbiamo dedicato l’intero monte ore settimanale di conversazione meditabonda sul tema: ha o non ha l’ineffabile nipotino Richi il diritto ad avere un suo cucciolo di cane?
Lo svolgimento del tema è un po’ più complesso di quanto sembri. Concerne la sostanza dei sentimenti e della loro natura.
Infatti la domanda che io e sua madre ci poniamo è la seguente: saprà Richi voler bene al suo cane? Sappiamo che Richi sin dalla tenerissima infanzia ama la natura e i suoi esseri ,e tra essi ama in particolare modo i canidi. Il fatto è che quando avrà il suo cucciolo non basterà che lo ami, ma sarà necessario che impari a volergli bene.Che è tutta un’altra cosa.
Amare è gratis, voler bene è molto costoso. L’amore è una stupenda emozione, uno stato dell’anima ultraterreno, senza lo stato di grazia dell’amorevolezza non saremmo capaci di vivere; ma l’amore, quanto più è intenso, tanto più è irresponsabile, carico di follia, immaginifico e delirante. Può addirittura non necessitare della presenza dell’amato, che a volte con la sua vile materia lo intralcia nel suo idilliaco volo. L’amore non chiede ragioni e non ne dà, la sua forza creativa è inaffidabile e infidamente egotista, più brama l’amato e più è innamorato di se stesso. E ognuno di noi sa bene quante anime straziate a morte sono disseminate lungo gli amori della nostra o dell’altrui vita; come non stentiamo a credere che le autostrade d’Italia siano disseminate di cuccioli abbandonati da brave persone che giurano di amare gli animali.
Poi capita, ma è una cosa nuova, miracolosamente partorita dalle sue profondità, che l’amore sappia voler bene. E il voler bene è un’altra musica. È cura, è assiduità, è responsabilità, è sacrificio gratuito, è generosità. È presenza, è lavoro,è dedizione.Se l’amore trasforma innanzitutto noi stessi, il bene muta l’altro, visibilmente in meglio. Si riconosce subito un cespuglio di rose a cui qualcuno vuol bene, ma le rose non si accorgono che molti le amano. Voler bene alla propria amata, voler bene alla propria città, voler bene al gatto della casa, voler bene alla Terra, è un lavoro che costa diuturna fatica, ma di risultato sicuro.
Richi saprà faticare per il suo cucciolo? Saprà esserne responsabile, modificare per il bene che gli vuole il suo stile di vita, le sue giornate, i suoi stessi propri bisogni? Saprà comprendere quando dovrà dire di no al suo cucciolo anelante a ogni cosa, e saprà riconoscere i sì giusti da quelli perniciosi? Dovrà prendersi cura sempre del suo cucciolo,non nel tempo libero; e per sempre, perché il legame sancito da chi si vuole bene non c’è modo di scioglierlo. Difficile spiegarlo a un ragazzino di nove anni, perché è difficile spiegarlo a noi stessi. Perché siamo portati ad amare con grande trasporto ed energia, ma siamo assai piùmodesti e cauti quando ci è chiesto di voler bene. E, soprattutto, dimostriamo una grande inesperienza nel voler bene, una terribile inefficienza. Visto che il bene non è fatto di prove orali, ma di continue, inesorabili prove pratiche.
Personalmente con il tempo ho imparato a diffidare delle spettacolari dichiarazioni d’amore, delle mie, tanto per cominciare; e ciò di cui mi preoccupo è constatare il bene che l’amore sa dare, e il buono che ne viene. Così in casa siamo ancora incerti sul cucciolo di Richi; vedremo nelle prossime settimane, lo metteremo alla prova, lo ascolteremo e poi decideremo con calma. Ah, a proposito, abbiamo deciso di comportarci similmente anche per le prossime elezioni politiche. E cioè, andremo a votare solo se scopriremo che c’è qualcuno di cui ci potremo fidare allo stesso modo in cui ci fideremo di Richi: non ci interessano quelli che amano questo Paese, cerchiamo qualcuno che gli voglia bene.

Tratto da “Il Secolo XIX”, 30 marzo 2008