Maurizio Maggiani: Perché la zip fa strap

Ehi, come sta andando con le cerniere? Sì, dico le cerniere, le zip, le lampo: come ve la state cavando? Tutto bene? O non sarà che vi stanno dando dei problemi da qualche tempo a questa parte? Per la precisione: non è forse che vi fanno andare in bestia quelle maledette cerniere? Che non si chiudono, o non si aprono, o proprio si sfanno. E vi siete comprato la settimana scorsa il giubbetto, la felpona, la tuta, e adesso vi tocca cercare quello che non trovate: una sarta che vi cambi la cerniera al prezzo di mezza felpa.
Non è che voglio farne una tragedia, ma ormai è qualche anno che ogni nuova cerniera allegata a un nuovo capo di abbigliamento è un po’ peggio della precedente; e il peggioramento è così metodico e costante che una roba da niente come questa finisce per sfibrarti. Putacaso, e lo è, che non sia l’unico motivo di esasperazione, ma uno dei tanti che sono lì per intossicarti la vita. Allora, sono un vecchio paranoico o qualche problema con le cerniere contemporanee ce l’avete anche voi? Certo che ce l’avete. Ho chiesto in giro prima di mettermi a scrivere; mi sono documentato. Naturalmente conosciamo tutti la ragione: è roba cinese. Ormai nel settore vestiario fanno tutto in Cina, le marche più chic assieme alle infime. E i cinesi, si sa, fanno roba da schifo. Del resto finché faranno lavorare dei bambini per dodici ore al giorno e un euro di paga sarà difficile che riusciranno anche solo a far cerniere buone. Giusto, ma non proprio.
Si dà il caso che in questi giorni ci siano degli astronauti cinesi su una navicella spaziale cinese che girano attorno alla luna; non se n’è parlato un granché, ma, come dire?, non sono noccioline gestire un programma spaziale così ardito: astronauti tedeschi o francesi o italiani intorno alla luna non se ne sono ancora visti. Ora penso che possiate immaginare come un astronauta sia pieno zeppo di cerniere lampo: basta vedere una foto della tuta di Neil Armstrong. E secondo voi come funzionano quelle cerniere? Secondo me alla perfezione, e per parecchio tempo. Dunque non ci sono solo bambini ipersfruttati a fare cerniere in Cina. Infatti, in Cina c’è di tutto.
Per via della passione del mio nipotino Richi per i plastici ferroviari e il modellismo mi sono ridotto in miseria per regalargli alcuni meravigliosi modelli di locomotive e di automobili d’epoca. Sono miracoli di orologeria, roba da non credere. Costano parecchio, ma sono impagabili. Fatti in Cina; come i modellini da due soldi che si spaccano appena li poggi, fatti nella stessa provincia, nello stesso combinat manifatturiero. Ma c’è un ma, il seguente. Le locomotive, le automobiline hanno una marca tedesca, le felpe, i giubbotti, le tute sono di varie marche ma riconducibili al nostro tricolore. Succede che gli imprenditori tedeschi richiedano ai cinesi degli standard molto alti; pagano bene e hanno un ottimo prodotto. I nostri magliari di pagare più del minimo possibile non vogliono nemmeno sentirne parlare: bassi costi, bassi standard produttivi, altissimo sfruttamento della manodopera. E cerniere che fanno schifo. E anche macchinine che fanno schifo, accendini che non si accendono, e così via.
Io e Richi, al tempo del nostro ingenuo addentrarci nel mondo in miniatura, avevamo preso una cattivissima abitudine sotto forma del seguente motto: magari una cosa o due di meno, ma niente schifezze cinesi. Eravamo sommamente ingiusti e in grave errore; quello che dovevamo dirci era: niente affaristi cinesi in società con affaristi italiani o di qualunque altro Paese. Da quando abbiamo capito spendiamo di più, compriamo di meno, ma ci divertiamo un sacco con cose molto belle. C’è un problema: non trovo da comprare in giro nessun prodotto che abbia cerniere di marca tedesca. E mi avveleno la vita per una sciocchezza da niente.

Tratto da “Il Secolo XIX”, 2 dicembre 2007