Maurizio Maggiani: Caro Prodi, il governo riparta dalla scuola

Se e quando l’onorevole Massimo D’Alema sarà risarcito dei torti inflitti al suo giusto orgoglio, se e quando sarà pure risarcito quello gravemente oltraggiato dell’onorevole Piero Fassino, se troveranno pace e ministeri i moderatamente ingordi mastelliani, i parchi radicali della Rosa, e i radicali puri dei comunisti, non è escluso che questo nostro agognato nuovo governo possa persino occuparsi di cambiare in meglio il Paese. Provarcisi a farlo, se non altro; ha esibito un programma di 281 pagine, ma, a occhio, le cose da fare sono almeno trecentomila. Di queste 3 decisive, 300 fondamentali, 3000 urgenti e 296697 importanti. Chissà se il governo verrà mai a sapere anche solo di una parte di questa montagna di cose importanti; quello che mi piacerebbe, e non sarà, è che ci fosse una grande buca direttamente comunicante con il grande tavolo nella stanza del consiglio dei ministri dove i cittadini possano infilare una breve nota promemoria su ciò che di importante vorrebbero che fosse affrontato nella naturale sede. Anche senza buca, io comincio da oggi. Quello che segue non è il resoconto di un problema chiave, ma di una cosa importante; di quelle che, sono sicuro, non arriverebbero mai a una qualche considerazione se non fossero ficcate direttamente in quella ancora non esistente buca. Si tratta della scuola – e non sono noccioline la scuola, vero? -, si tratta della formazione degli insegnanti-noccioline? no -, si tratta di come oggi avviene e di come con questa si acceda all’insegnamento. Una volta c’era il concorso a cattedra per accedere all’insegnamento; vecchio, austero sistema che, per quanto ne so – l’ho dato e vinto pure io – non era malaccio. Per ragioni che mi sfuggono è stato sostituito con le Siss, Scuole di specializzazione per l’insegnamento, biennali a pagamento, con frequenza un po’ obbligatoria un po’ no, a seconda della benevolenza informale delle regioni dove si svolgono. L’abilitazione Siss dà un sacco di punteggio in più dell’abilitazione con concorso ordinario, per cui chi si è dato il suo bel concorso di Stato, e magari ha trovato la sua precaria cattedra, la deve cedere ai colleghi usciti dal Siss. A ogni disgrazia c’è rimedio dalle nostre parti, e infatti ecco il Consorzio interuniversitario For.Com che fa formazione post-lauream; cito: «Utilizzando le tecnologie della Fad (Formazione a distanza) con particolare riguardo per le procedure e le metodologie di e-learning». Si tratta di una roba riconosciuta dal ministero e da esso incoraggiata; riferisco: D.M. 9.10.97 G.U. 29.10.97, e come previsto dal D.P.R. 382/80, dalla legge 705/85 e dalla Legge di riforma degli ordinamenti didattici universitari n. 341 del 19/11/1990, art.11. Ci stanno l’Università di Roma “La Sapienza” ed il Bournemouth Polytechnic (Uk), l’Università telematica Guglielmo Marconi, Università di Torino, U. del Molise, U. di Cassino, U. di Bari, U. di Udine, U. di Foggia, U. di Camerino, U. di Sassari, U. di Malta, U. Ovidius Constanta (Romania), Università de la Savie (Cefi-Cnrs), University of Chester. La brochure del consorzio è allettante e oltremodo incoraggiante. Anche perché i corsi di specializzazione (biennali 1300 euro) e di perfezionamento (annuali 500 euro) sono considerati “Titoli culturali ai sensi del D.P.R. 382/80 e della Legge 341/ 90 (art. 6-8-11)” cioè danno punteggio. E di questo hanno bisogno i precari supplenti, di punteggio, soprattutto quelli che si sono fatti il concorso quando i Siss ancora erano nella mente del dio perverso della Pubblica istruzione. Una mia amica insegnante per non perdere il suo posto di lavoro ha fatto dunque il suo bel corso For.Com, perfezionamento di “Letteratura italiana comparata”. Ha ricevuto 8 dispense fotocopiate e 4 Cd (uno a sostegno della riforma Moratti; due sulla comunicazione e uno sull’informatica). In aggiunta verifiche con domande a risposta multipla (semplici, semplici, semplici) di quelle da compilare con i pallini neri. Più di una volta la mia amica ha trovato errori nelle dispense e nelle correzioni. Ha pure -innocente! – telefonato alla sede centrale a Roma e una signorina le ha spiegato che in fondo erano solo prove di autovalutazione e che non se ne sarebbe tenuto alcun conto ai fini della promozione. Comunque lei non riusciva proprio a compilare le prove di informatica, comunicazione e legislazione scolastica, così l’ha salvata una collega di matematica che l’anno scorso aveva fatto lo stesso corso e le ha passato le risposte. Bisognava poi preparare e spedire tre lezioni. «Tirati giù una roba da un manuale, o una che hai già fatto in classe, tanto non le leggono mica», le ha spiegato l’amica. Dopodiché l’esame. In un Hotel Jolly. Circa 250 precari. Ecco cosa racconta la mia amica dell’evento. Consegna della busta. Qualcuno ha chiesto quanti errori erano ammessi per aver salva la promozione. Risatina generale della platea. Il commento più diffuso è stato: «Sì figurati, se gira voce che alla For.Com bocciano… chi ci viene più?». Spiega per la compilazione formale: «Dove c’è scritto firma del presidente della commissione, non scrivete niente». In effetti il presidente della “commissione esaminatrice” non era presente. Una ragazza di scienze dietro a me mi ha chiesto una penna. «Mi dispiace, di nere ne ho solo una, e un altro colore non passa alla correzione telematica». Ma lei mi ha risposto che non doveva fare la prova. Lei l’esame l’aveva fatto il giorno precedente, aveva le risposte corrette ed era venuta a dettarle alla sua amica. «Tanto le domande saranno uguali». Infatti. Prova identica. La mia era una miscellanea delle stesse domande che mi avevano spedito con le cosiddette prove di autovalutazione. Per le domande sulla legislazione scolastica, sull’informatica e sulla comunicazione mi sono servita dell’aiuto dei bigliettini. Le due signorine della commissione tenevano lo sguardo basso sulla loro tavola, non si sono mai alzate a controllare. Ho finito in dieci minuti. Conclude infine la mia amica: «Forse ti basterà sapere che oggi la mia collega di matematica m’ha detto che una sua amica l’anno scorso si è ammalata pochi giorni prima dell’esame e ha chiesto di poter sostenere l’esame in un’altra data. Le hanno detto che le avrebbero fatto sapere dove e quando. Dopo 15 giorni le è arrivata a casa la pergamena di promozione che attestava il numero di ore a cui corrisponde il corso e l’esito positivo dell’esame mai sostenuto». Così oggi, in questo Paese, ci si guadagna una cattedra di insegnamento. Immagino che sarà così anche domani e magari per sempre. A meno che con sforzo disumano l’agognato governo del “Grande Cambiamento” non metta mano alle 296697 importanti questioni che avanzano dalle urgenti e fondamentali.

Tratto da “Il Secolo XIX”, 14 maggio 2006