Maurizio Maggiani: Un laico che prega ogni giorno
Vorrei raccontarvi la breve storia di come ho incontrato l’unico laico vero e sincero che mi sia capitato tra le mani – meglio tra i piedi – in questi tempi di fruscianti incertezze morali e angoscianti certezze dottrinali.
L’altra domenica sono stato invitato a pranzo da una persona che, pur frequentando, potevo dire di conoscere appena; lo chiamerò Franco. Capita di parlare decine di volte con qualcuno senza arrivare mai a una qualche forma di familiarità; a me capita in particolare con i politici con cui, per mia atavica diffidenza, ho una qual certa difficoltà di relazione personale.
Domenica era appunto un politico a invitarmi. Niente di grosso, un ragazzo della mia età, assessore di un piccolo Comune di vallata, incontrato per la centesima volta perché abbiamo in comune la mania di andare a piedi e la passione per la disperata difesa di quel po’ di bellezza che è rimasta viva tra le nostre colline. Il suo invito è stato di quelli che, come avrebbe pensosamente asserito il Padrino, non è possibile rifiutare: io non avevo neanche un pezzo di pane a casa e, avendolo scoperto, Franco mi ha invitato a dividere la pasta al pesto che sua moglie stava calando per la famiglia. Mi è sembrato un gesto, non frequentissimo, di ospitalità franca e libera e ho detto di sì.
Non è stato certo un pranzo di quelli che possono preludere a grandi fatti di corruttela: loro ci hanno messo la pasta, buona, io gli armottoli – come si chiamano in italiano le bacche rosse che maturano in questi giorni? Forse corbezzoli? – che ho raccolto nel bosco attorno. Tutto qui, salvo qualche bicchiere di vino “ignorante” e il pane bello spesso per pulire il piatto.
Non proprio tutto qui a dire il vero, perché è accaduto qualcosa di molto singolare proprio un attimo prima di dare fondo ai piattoni di pasta. Franco, la moglie e i loro tre figlioli hanno detto una piccola preghiera prima di sedersi a tavola. Francamente non ricordo di aver assistito a una preghiera di ringraziamento negli ultimi trenta anni, se escludo la scena di qualche vecchio film.
Sono rimasto molto colpito. Per la grande naturalezza con cui si è svolto quello che, pur microscopico, era comunque un momento di sacralità, e per la mia sorpresa. Perché sorprendermi? Cosa può esserci di più naturale, per un credente, che ringraziare il Signore per il cibo? Forse perché franco è un assessore di Rifondazione? Forse, sì, per questo, perché si presume che i rifondaroli siano atei incendiari di chiese e monasteri. Ma no, non solo per questo e non soprattutto. Piuttosto perché prima di domenica non ho mai avuto idea che Franco fosse un credente. E non un credente tiepido e distante, ma un uomo che prega prima di avvicinarsi al cibo.
Ma poi perché mai avrei dovuto saperlo? La fede non è forse la condizione dello spirito più intima e più adatta al riserbo? Non è forse dei farisei l’esteriorità, la pubblica manifestazione, mentre dei sinceri credenti nella parola del Cristo è la manifestazione di fede attraverso gli atti e le opere?
Franco mi ha accolto nell’intimità della sua casa e lì, nel cuore della cucina, nel cuore della sua intima vita, ha pregato come immagino che faccia ogni giorno, ad ogni dono di cibo. Per il resto professa la sua fede con gli atti e le opere, e per quello che so del suo agire posso ben stimarlo per buon cristiano. E per buon amministratore, militante del partito di Rifondazione Comunista.
Franco è un laico, un vero laico nel momento stesso in cui è un sincero cristiano. Non milita nell’esercito della Croce, ma in un semplice partito politico; vive nella società con la sua fede senza brandirla, senza farsene scudo o spada. Senza farci campagna elettorale, senza pregiudicarsi la fraternità con gli uomini con cui non si intrattiene sulla vera fede ma sulla vera politica e la giusta amministrazione.
Naturalmente domenica non abbiamo fatto il minimo accenno a questi miei pensieri, e se mi ha colto interdetto e sorpreso, non lo ha dato a vedere. Questo mentre i politici di alto bordo di tutto l’arco costituzionale e oltre fanno professione di fede nello stile e negli Show in cui Al Bano e la sua indomita sposa fanno professione dei fatti loro.
Che i buoni cristiani sarebbero stati pochi in eterno, Cristo lo sapeva e non sembra che se ne dolesse, che per trovare un buon laico bisogna andarlo a trovare nella casa di un credente, non sarebbe una cosa strana se non fosse che fuori di lì, se ci sono, sono talmente ben nascosti che la mia scarsa vista non riesce a scovarli. Scovare uomini di ricca vita interiore, qualunque sia la loro interiorità, che vivono nel bene e per il bene, sapendo riconoscere il luogo della loro preghiera, qualunque sia la loro fede, e il luogo del loro agire. Le regole nell’intimità della cucina e le leggi dello Stato, tanto per ricominciare.
Tratto da Il Secolo XIX, 27 novembre 2005