Maurizio Maggiani: Mi hanno delocalizzato le acciughe di Monterosso

Oggi, in questo giorno che altri tempi avrebbero consacrato al sacro dovere del voto e l’odierna temperie alla santa indulgenza dell’astensione, mi dedicherò a pregnanti questioni dell’economia mondiale.
Nonostante i preoccupati allarmi dei pescatori liguri ampiamente riportati dalla stampa nei giorni scorsi, ieri mattina al mercato ittico ho trovato abbondanza di acciughe a prezzi abbordabili. Acciughe della marca più pregiata, acciughe di Monterosso. In ottemperanza alle vigenti normative sulla trasparenza dei prodotti, il pesciaiolo esibiva il seguente cartello:
“Acciughe di Monterosso pescate nel Mediterraneo Euri 8”.
Mai un prezzo così equo in tempi di penuria, peggio, di minacciata estinzione della specie.
L’acciuga di Monterosso è nota in tutto il mondo, è uno dei prodotti made in Italy non ancora minacciato dalla concorrenza internazionale. Apprezzata dai palati nostrani e dai gourmet internazionali, si distingue dalle acciughe comuni per quel suo particolarissimo accento bleso con cui si intrattiene in pacate conversazioni sull’Essere e sul Nulla mentre si dibatte nella rete calata dai finissimi intellettuali dediti alla pesca nello specchio d’acqua prospiciente la località delle Cinque Terre da cui prende il nome.
L’acciuga di Monterosso non può che essere made in Monterosso. Allo stesso modo che il Brunello di Montalcino non può che essere made in Montalcino e lo champagne made in Champagne. Al mercato ci viene offerta invece made in Mediterraneo. Cosa significa? Che quell’acciuga di Monterosso può essere pescata nelle acque di Cipro da pescherecci battenti bandiera nepalese, in quelle al largo di Malta da equipaggi taiwanesi, nella secca della Mammella tunisina da barche tunisine, nel Golfo del Leone da motovedette irachene. Tutto può voler dire quel cartello, meno che quelle acciughe siano state private della loro nobile vita al largo di Monterosso. Fosse stato così, ce l’avrebbero scritto e avrebbero triplicato il prezzo. È dunque successo qualcosa di grave, qualcosa di irrimediabilmente nefando per l’economia nazionale. La delocalizzazione dell’acciuga. Noi giustamente lamentiamo la concorrenza feroce e sleale di Cina, India, Taiwan che immettono nel nostro mercato prodotti “farlocchi”, copie del nostro pregiatissimo made in Italy, o semplicemente prodotti originali a prezzi stracciati. E qualche volta ci dimentichiamo che alcuni di quei concorrenti sleali sono industriali italiani, e che tra questi ce ne sono alcuni che, appunto, hanno delocalizzato le loro imprese in quei Paesi. Per guadagnare fortune inguadagnabili in questo Paese, naturalmente, per non avere casini con la manodopera, per amore dell’esotismo, magari.
Producono mattonelle, scarpe, asciugamani, aspirapolvere, frigoriferi, guêpières e completi gessati italiani made in China o in Sri Lanka. Noi compriamo quella merce e presto ci accorgiamo come sia poco confacente. Perché, è una legge inesorabile, un operaio che guadagna un dollaro al giorno non potrà che fare un prodotto da un dollaro di valore e uno che ne guadagna cento ne farà un altro cento volte migliore. È per questo che, tanto per dire, la Mercedes prospera pur pagando profumatamente il suo personale e la Svezia continua a produrre e vendere acciaio pregiato nonostante gli altiforni turchi e cinesi.
La delocalizzazione sta facendo grandi danni non solo alle economie occidentali ma anche ai consumatori occidentali. Sono convinto che ci piacerebbe ancora avere in cucina un frigorifero, io ce l’ho, che funziona splendidamente da venti anni anche se lo abbiamo pagato caro, e continueremmo a preferirlo a uno, più economico, che dobbiamo sostituire ogni quattro, cinque anni, anche perché, alla fine, non risparmiamo un bel niente.
Ora hanno delocalizzato persino le acciughe di Monterosso. Mi viene da pensare che sia il punto più basso a cui è potuta arrivare la crisi morale, economica e culturale di questo Paese. Mi piacerebbe sapere chi è stato ad avere l’idea, perché, a suo modo, è un’idea geniale. Naturalmente è stato geniale anche chi ha inventato le acciughe di Monterosso, ma si tratta di un precursore. A questo punto la faccenda è di rilevanza mondiale. Immagino che tra un anno, stante la penuria dei mari liguri, potremo scegliere tra quelle di Monterosso pescate nel Mediterraneo e quelle, sempre di Monterosso, pescate nell’Oceano Pacifico. A qualcosina in meno, naturalmente, queste ultime.

Tratto da Il Secolo XIX, 12 giugno 2005