Maurizio Maggiani: Povero mondo in cerca di alibi al riparo delle Feste

Ormai siamo sotto le Feste. Anzi, sotto le Feste ci siamo da un bel po’. Cosa dici? Mah, a me sembra che non ci sia un bel niente da festeggiare. Già, è vero. Sì, ma intanto ormai siamo sotto le Feste. Me ne sono accorto che eravamo sotto le Feste qualche giorno fa. No, non per via delle luminarie non le levano neanche più. Ci sono posti, non leggiadri stradoni della periferia soprattutto, dove certe belle stellone comete gialle e azzurre brillano ancora nella notti di Ferragosto. Come se tutto il disgraziato quartiere fosse in eterna attesa dei Re Magi, e dei loro attesissimi doni. Benefattori d’Oriente persi chissà dove, promesse che mancano all’appuntamento anno dopo anno.
No, me ne sono accorto quando sono andato a comprarmi uno zampognaro per il mio presepe. Pensavo di essermi messo avanti – ancora tre settimane alla Natività – ma la signora del celebre negozio presepiale di Soziglia ha sorriso con sufficienza – ma questo dove vive? – e ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Finiti, si sono cominciati a vendere alla fine di settembre". Magari un pifferaio? Ho comprato il pifferaio.
Ci capiamo? Già esauriti non i Bambin Gesù o le Madonne, ma le figurine secondarie. A trenta euretti l’una il modello standard.
Io credo che abbiamo un gran bisogno che le Feste incomincino prima possibile. Meno c’è da festeggiare, più ne abbiamo bisogno. Mano siamo gioiosi, meno siamo sani, meno abbiamo soldi, meno abbiamo speranza di averne di questo e di quello: più abbiamo paura di quello che accadrà, di quello che ci mancherà, di quello che saremo, e più siamo lì a dirci: meno male che ormai siamo sotto le Feste. Sotto un riparo. Le Feste – le uniche feste che chiamiamo così, per antonomasia; le altre le chiamiamo per nome – sono un territorio magico di sospensione, di sollievo, di impunità. Grazie a Dio chiude anche il Parlamento per le Feste! Sono le Feste a farci tirare il fiato, a darci la possibilità di pensare a buone, innocue sciocchezze. Come lo zampognaro. Come qualcosa da regalare al bimbo, a tua madre, a lui che si sta facendo un mazzo così, a lei che poveraccia quest’anno per il compleanno non le ho fatto niente. E adesso che siamo sotto le Feste spendiamo i soldi che non abbiamo, tiriamo fuori il sorriso che abbiamo perso, lasciamo da parte quel male di stomaco che non ci dormire. Andremo dal commercialista, sì, rifletteremo sulla nostra tristezza, andremo a fare le analisi, ma prima facciamo passare le Feste.
Quante volte ho sentito dire questi giorni, quante volte ho io stesso detto: ormai lo faccio dopo le Feste? E quello che andrà fatto, quello che si deve fare e rimandiamo, non sono mai cose particolarmente piacevoli. Quante cose poco piacevoli ci toccano ormai prima e dopo le Feste! Mi sono sorpreso una settimana fa, supplicare un’amica decisa a separarsi da suo uomo: ma almeno fai passare le Feste. Che frase idiota, a pensarci bene. Come se le Feste riparassero i danni dell’anima che la vita ha inferto. Come se davvero ci fosse modo, durante le Feste, di dimenticare, di riparare, di ricucire, di sanare. E forse accade proprio così. Forse riusciamo ad alienarci dalla realtà, e troviamo la forza di entrare in un altrove irreale, e rimanerci. Almeno per un po’. Antichi riti pagani, fossili di remoti spiriti. Perché, pensiamoci, quando diciamo Feste, non diciamo la Nascita del Cristo, ma qualcosa di assai più vago e più ampi.
Dentro le Feste c’è anche il Natale, e per qualcuno il Natale ha un significato molto chiaro. Ma solo per qualcuno. Le notte di Natale si riempiranno le chiese. Di credenti e di infedeli, di atei, di agnostici e di pagani. Pochi tra loro riceveranno la Grazia, ma tutti saranno compresi in un gesto di appartenenza a quello che sentono, intimamente, come il momento clou delle Feste. Si sentiranno per questo nel posto più sicuro della Terra, al riparo da tutto il male del Mondo. Al riparo persino di se stesso. Dilatiamo anno dopo anno, con una pervicacia e una sconsideratezza infantili, il tempo delle Feste. Già verso ottobre qualcuno tra noi comincia a dire: tra poco è Natale. E un sottile brivido gli percorre la schiena. Sollievo e terrore. Perché abbiamo bisogno di un riparo, perché sappiamo che sarà enormemente faticoso costruirlo. Perché in questa vita ingiusta e dura ogni riparo è destinato a dileguarsi. Appena passate le Feste.

Tratto da “Il Secolo XIX”, 14 dicembre 2003