Maurizio Maggiani: Che peccato, sulla finanza (pro)creativa io ci contavo
Eh! ‘sto governo non fa che darmi dei dispiaceri. Non che non ci provi a fare le cose per bene, anzi, tanto di cappello. Il fatto è che pensa troppo in grande stile, vola troppo alto per la meschina contingenza mondiale del momento.
Sulla finanza, tanto per dire, che è un tema che mi coinvolge proprio fino al fondo delle mie saccocce, ha questa sua creatività veramente d’alto bordo, ha questo suo ministro che tira fuori delle idee che pensi "ma guarda un po’ quel geniaccio cosa è andato a inventarsi " e poi, per questo motivo e quello – anche per gelosia di qualcuno che manovra nell’ombra, sono portato a credere – ti frustra le aspettative su cui già gongolavi.
Prendi la questione che potevi venderti la casa e tirarti su un sacco di soldi. Facevi fare un poderoso balzo in avanti ai consumi mentre te la spassavi. Perché i consumi sono questo, che altro? Che l’economia progredisce mentre te la spassi. Non ho vergogna a dirlo, io mi ero già portato avanti. Televisore al plasma, video cellulare, moto Ducati Monster e due settima e nel Mar Rosso.
Le spese più urgenti e ancora un bel po’ di soldi per gli acquisti più rilassati di questo inverno. Con in più la sensazione eccitante di essermi inserito a pieno nel tema della mobilità, anche quella così importante per l’economia. Mobilità del mio indirizzo di casa, un fantastico sprone a inventarmi sempre qualcosa di nuovo per non trovarmi a dormire alla stazione assieme a quei poveri disgraziati che non hanno saputo inserirsi nel momento magico della nuova economia.
E invece? Niente;passano due giorni addio mutuo rivalutato; addio plasma, moto Monster tutto il resto. Vabbé, dico io, se non altro possiamo sempre rifugiarci nella famiglia. Se non ci fanno fare gli americani – avanzati come sono, loro sì che se la sanno godere con le ipoteche e la mobilità – riscopriamo i veri immortali valori di noi stirpe italica, che con i governi passati si sono un po’ appannati. E il ministro, che non solo capisce, ma anticipa il sentire popolare, pronto a sganciare 800 eurazzi per ogni figlio che metti in cantiere. Euri per tutti, per il disoccupato il facoltoso, perché questa è giustizia. E buon senso. Che non si ricada nell’ingenuo errore del mai abbastanza compianto Cavalier Benito Mussolini, che i premi di fertilità li dava soltanto ai bisognosi. Così passa una generazione e ci siamo trovati un paese pieno zeppo di proletari dediti all’invidia di classe, alla rivoluzione, e un ceto nobile dissanguato di progenie in grado di contrastarli validamente. Mai più.
Certo, ci ho riflettuto, finiti gli 800, bisognerebbe trovarne degli altri, i figli mica li cresci a gratis.
Che faccio, gli dò da mangiarsi la casa che adesso non mi vogliono più ipotecare? Qui soccorrerebbe il compianto Cavalier. Lui, oltre al premio di produzione, aveva messo su l’Opera Nazionale Maternità e infanzia, le colonie estive di salute, il Patronato Scolastico, l’Opera Balilla, insomma un bel po’ di aiuti e sostegni alla famiglia. "A gratis ", purtroppo, e, peggio che mai, statali. E, come si è visto dai decennali disordini, scioperi altre disgustose forme di ingratitudine, non c’è niente di più diseducativo per il popolo che dargli "a gratis "qualcosa, e darglielo per mano statalista. Figuriamoci scuole, colonie, consultori nidi, che costano un occhio della testa. Occhio di cui dovrebbero privarsi, indovinate chi? I soliti disgraziati della classe imprenditrice che strozziamo con le tasse solo per gettare soldi a palate nella voragine del pietismo buonista.
Ma ci metterei la mano sul fuoco che il ministro avrebbe trovato qualcosa di geniale da aggiungere agli 800 euri. Dategli solo un paio di giorni. E invece no. Ero già lì che mi accingevo, per così dire, a porre le condizioni per intascare intanto il premio di produzione e, zac, di questi benedetti euri non se ne sa più niente. Dico io, ma chi è che sta remando contro?
Tratto da “Il Secolo XIX”, 19 luglio 2003