L’odio

Due terroristi ceceni si sono fatti saltare in aria davanti al palazzo del governo filorusso di Grozny. Pare che abbiano mancato il loro bersaglio, il presidente messo lì dentro dai russi, ma hanno fatto almeno trenta morti. Forse soldati, forse vittime innocenti, non si sa. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che due terroristi kamikaze hanno compiuto un ennesimo attentato. Queste sono le parole che usiamo, ciò che ci è chiaro: terroristi kamikaze. Abbiamo imparato ad applicare una definizione certa, condivisa e ragionevole, abbiamo coscienza che con questo definiamo una forma di rivolta perversa, irragionevole e inutile; alcuni tra noi sono arrivati alla certezza che non si tratti neppure di questo, ma solo di un’espressione di bestiale malvagità. Di là dal nostro orizzonte c’è in agguato il disumano Male. In Palestina, in Cecenia, in Iraq, in Kurdistan, ovunque nell’impero dell’Odio. Uomini e donne che odiano, interi popoli che odiano; odio tra loro, odio verso di noi. Di là dall’orizzonte ciò che accade ha altre parole. Per la gran parte del popolo ceceno, oserei scommettere per l’intero popolo ceceno, i terroristi kamikaze si chiamano patrioti e martiri, e allo stesso modo vengono chiamati in Palestina e così verranno chiamati altrove, dove presto uomini e donne metteranno bombe o salteranno in aria con loro in nome di quella che loro chiamano Causa di Giustizia, Causa di Libertà, e noi chiamiamo Odio. Già ora, e sempre più invalicabile sarà nel prossimo futuro, si è costituita una spaventosa voragine tra noi e loro; tra noi che stiamo di qui, e non odiamo nessuno, e loro che stanno di là e, ormai ne siamo certi, odiano tutti. Vivremo nel mondo separati dal mondo, due umanità diverse, due speci diverse, aliene tra loro. Ciò renderà tra non molti decenni la vita intollerabile; per tutti, di qua e di là. Per moltissimi la vita sarà addirittura impossibile, di qua e di là. Se interi popoli chiamano il loro odio martirio, se la follia dei martiri prende il nome di libertà e giustizia, non basterà la fossa delle Marianne per impedire che si compia, ovunque dove si trovi la presunta causa di ingiustizia e schiavitù. Arriverà il giorno che ci sarà un miliardo di martiri che colmerà la fossa perché l’ultimo possa valicarla e arrivare al suo obiettivo.
Ma chi ha inventato l’odio? Siamo proprio sicuri che l’odio sia stato fabbricato in Cecenia, o in Afganistan, in Palestina? O negli arsenali segreti di Saddam?
Certo che no, L’odio esiste da sempre, ovunque, e, all’estremo, è l’ultima risorsa che si dà la vita. Quando ogni speranza è persa è solo l’odio che può tenere in vita. Pensiamoci, e scopriremo che è umano, semplicemente umano che sia così, e se non lo scopriremo è solo perché abbiamo paura di farlo.
Perché un ragazzo ceceno dovrebbe nutrire una qualche forma di speranza di libertà pacifica dopo 150 anni di implacabile dominio straniero? Perché dovrebbe essere un santo? Forse che abbiamo noi qualcosa da insegnare agli altri in fatto di santità? Perché dobbiamo pretendere la santità da una ragazza palestinese nata e cresciuta, coatta nella sua stessa terra, in un campo profughi, dove, per lei è fin troppo certo, è destinata a morire? Quale speranza possiamo pretendere da 2 miliardi di persone che non sanno se vedranno mai la sera del loro giorno quotidiano? Cosa c’è che non sia umano nell’odio di tutta questa gente?
La vigilia, Santa Vigilia, di Natale, alla riunione del WTO, gli Stati Uniti hanno posto il veto alla vendita a basso costo dei medicinali salvavita nei paesi poveri, per salvaguardare gli interessi delle loro aziende farmaceutiche. La vita di un essere umano malato di AIDS, in Africa ad esempio, non vale un dollaro al giorno. Perché quella donna non dovrebbe nutrire odio per gli Stati Uniti? Saranno centinaia di milioni i morti a seguito di questa decisione; non solo in questo caso il WTO è stata una formidabile fabbrica di odio. Il WTO, gli Stati Uniti siamo noi, giusto? Finché sopravviveranno milioni di persone avranno come unico sentimento a disposizione l’odio per noi. Fossi io uno di loro, sarei grato al mio dio se trovassi la forza di portare con me qualcuno dei miei assassini. Voi, no? Non veniamo forse da generazioni che hanno fatto dell’odio per l’ingiustizia e l’oppressore il cemento per la società che viviamo. Quanti tra noi sono disposti a piangere con sincere lacrime le centinaia di migliaia di vittime innocenti di Dresda o di Hiroshima, vittime sacrificate per il trionfo della libertà, in odio all’opressione nazifascista? Un odio di alto valore etico, certo, ma non per questo ha prodotto vittime metaforiche. Per quale ragione un ceceno oppresso o un Congolese morente non dovrebbe pensare alla Russia o al WTO come a dei nazifascisti?
L’odio non nasce spontaneo nei prati e nei boschi, l’odio si fabbrica. Noi, di qua dall’orizzonte del Bene abbiamo buone ragioni per avere paura, e paura di noi stessi, tanto per cominciare.

Secolo XIX 27.12.2003