24 maggio

Bene, se non altro oggi ci saranno non pochi buoni cittadini che ricorderanno finalmente, o per la prima volta verranno a sapere, perché hanno il loro indirizzo in una delle cento via XXIV Maggio sparse nelle città d’Italia. Trattandosi di faccenda di memoria nazionale, naturalmente a renderla viva occorre la polemica, e la polemica l’ha fecondata la presidenza del Consiglio, attualmente nella persona del signor Matteo Renzi, coadiuvata dal ministro della Difesa, signora Roberta Pinotti, ambedue inaspettatamente appassionati cultori di storia patria. Dunque, una circolare di Palazzo Chigi ha fatto obbligo alle pubbliche amministrazioni di innalzare il vessillo tricolore per la giornata di oggi, oggi XXIV Maggio, ricorrenza centenaria dell’entrata in guerra del regno d’Italia, in quella che ricordiamo come la Prima Guerra Mondiale. Confesso che non mi sono mai accorto nelle decine di 24 maggio che ho trascorso in varie città d’Italia del garrire di vessilli nazionali, sono quasi certo che non sia mai accaduto dalle mie parti, e sono quasi certo che la circolare sia frutto di un ripasso recente della storia, una scorsa al Bignami dell’ultima ora di qualche funzionario che ha fatto i conti e è arrivato fino a cento Fatto sta che due amministrazioni si sono rifiutate di farlo, la provincia di Bolzano, propriamente Bozen, e la provincia di Trento. Per la precisione, avendo in corso elezioni locali, e imponendo la legge la presenza della bandiera, questa oggi sarà esposta a mezz’asta.
Secondo me fanno bene, e non credo che nessuno prima di oggi sia mai andato a sfrugugliare Tento e Bozen con la storia del XXIV Maggio, e se ora è successo è solo per superficiale stupidità politica e nessunissima sensibilità umana. Sarà meglio ricordare che cent’anni fa l’Italia entrò in guerra al fianco dell’Intesa contro l’impero Austro Ungarico e Germanico corredati dei loro alleati. Lo fece stracciando un patto di alleanza pluridecennale, Triplice Alleanza, e dopo un anno di traccheggiante neutralità che servì al re e ai suoi governi per concludere senza alcun avvallo del parlamento, anzi all’oscuro di esso, un patto segreto, patto di Londra, che in caso di vittoria, e al momento della stipula la vittoria dell’Intesa pareva imminente, garantiva all’Italia un consistente bottino di terre e di genti. Non per la prima e non per l’ultima volta l’Italia si dava al miglior offerente, e similmente si dava via nel momento meno propizio. Infatti il 24 maggio 1915 la vittoria era ormai ben lungi dall’essere certa, e la guerra divenne per altri tre anni quell’immane carneficina che abbiamo avuto modo di ricordare ampiamente. Vinta, vinta come sappiamo e al costo che sappiamo, Trento e Bolzano furono parte del bottino di guerra. Mentre il Trentino aveva una sua consistente minoranza italofona e, seppur minoritario e elitario, un suo movimento irredentista italofilo, il Sudtirol era storicamente, culturalmente, etnicamente germanico. Come per i Sudeti, come per l’Alsazia, come per le Quattro Contee irlandesi, come in altre innumerevoli occasioni imperiali, l’Italia poteva vantare su quella terra solo il diritto del vincitore e avanzare ragioni di sicurezza confinaria che nel tempo si sono dimostrate irragionevoli. Quella terra ora è parte integrante del territorio della Repubblica, e lo resterà in eterno, grazie al rimpolpamento mussoliniano la minoranza italofona è ora meno esigua di un tempo, ciò nondimeno in quella terra quello che c’è da ricordare il 24 maggio è l’aggressione di un paese ritenuto fino al giorno prima alleato. Chiedere a quella comunità di innalzare il tricolore in questo giorno è come chiedere al municipio di Belfast di innalzare l’Union Jack per ricordare l’invasione di Cromwell. E infatti il primo ministro inglese non si sogna di chiederglielo, e chi lo vorrebbe sono gli estremisti unionisti che ci provano armi alla mano. ci vada il primo ministro il 2 giugno a alzare la bandiera repubblicana sul municipio di Bozen, farebbe bene, ma ci vadano gli eredi di Benito Mussolini a farlo oggi.  Il ministro della difesa dice che va fatto per onorare i morti, ma non si onorano i caduti di una guerra nel giorno che li si è mandati a farsi ammazzare. E quali morti? Tutti, anche i volontari Schutzen, Sizzeri, tra cui non pochi italofoni, che difesero la loro terra dagli invasori? E non ci sono cimiteri di guerra italiani da quelle parti, ma solo austro ungarici, di trentini e sudtirolesi per altro morti già da un anno prima e su fronti assai lontani, lì combattevano contro gli italiani più che altro bosniaci e magiari. E Bozen i generali italiani non l’hanno manco vista con il binocolo.
Il patriottismo è una buona cosa quando non è l’ultima risorsa dei cretini, lo sciovinismo è solo roba da cretini, e non riesco a capacitarmi del perché di una richiesta che è di fatto quella di un gesto di umiliazione, a parte la stupidità e l’ignoranza, come dicevo. Trentini e sud tirolesi costano alla Repubblica un sacco di soldi, come si sa, proprio perché trovino comodo e interessante farne parte nonostante avessero un tempo ben altro desiderio, vi sembra forse il caso di chiedergli qualcosa di più che spendere bene e a vantaggio di tutto il Paese quello che gli diamo?

Il Secolo XIX, 24 maggio