Mi hanno detto, vai a vedere, c’è da non crederci, e così ci sono andato, sono tornato in via Fillak dopo più di due anni. E sono andato al Ponte e ho visto la lignea rotonda sotto il Ponte, e mi ci son fermato, mi sono seduto tra gli alberi, i quarantatre testimoni, e era proprio come mi hanno detto. Lì non fiata una mosca. Silenzio, il Ponte non fa rumore, nemmeno un fruscio, un’eco, una vibrazione, a mezzogiorno mentre lassù vive la sua vita di traffico da non dire. Si sente la ferrovia, si sente la strada di là, ma non il Ponte, e ci si potrebbe stare a bisbigliare tra gli alberi, a sussurrare qualcosa di molto intimo, che ci si capirebbe. Ed è proprio bello che sia così, e appropriato e confacente, ma soprattutto bello, bello che quello stia diventando un posto romantico. E così io e la Gloria ce ne siamo andati a fare una passeggiata romantica per Certosa, che è viva, anche un po’ più viva di quanto la ricordassimo, non troppi negozi chiusi e gente per le vie a vivere le faccende del quotidiano in un giorno di bella estate, la pesciaiola aveva in mostra delle acciughe niente male per essere già mezzodì. Bambini che giocano ai lanci nel campo di pallacanestro e fanno tutti centro, chissà mai chi li allena così bene, era aperta persino la sede dell’ANPI, dalla porta aperta sul refolo meridiano dei ragazzini seduti al tavolo a disegnare qualcosa. E quei murales, oggi street art, sull’antico grigiore delle facciate delle case popolari, sulle saracinesche cieche, sull’intonaco ministeriale della scuola, belli di un vivido respiro di pensiero colorato; e romantici, per qualche ragione che bene non so, romantici, aggiungendo colore aggiungono dolcezza. Tornandocene a casa ci si diceva, certo che visto da qui il sindaco Bucci va dritto alla riconferma con un filo di gas. Pensiero fugace, è bastato prendere la strada di casa e si è dileguato; noi qui di questa nostra via Cancelliere non ci facciamo mancare niente e tra tutto quello che abbiamo c’è anche il futuro sindaco. Certo, abbiamo il candidato; un civico puro e duro, di più, un candidato di comunità  di strada, non vicino alla gente ma tra la gente, senza legami di partito, ma legato ai nostri destini e financo ai nostri intestini. Lui, il nostro fornaio Agostino; l’uomo che ha risollevato dalle ceneri delle sbadate imitazioni e riportato alla sua giusta gloria la torta delle rose, l’ideatore della variante Ago del cannolo alla siciliana, l’artefice dell’edizione premium della focaccia avvantaggiata di polentina, e tutto il resto che non sto a dire per non incitare all’assalto ai forni. Orbene, quest’uomo ha postato sul net le immagini delle sue creazioni e in questo momento sta raggiungendo il traguardo dei 5 milioni, dicasi cinque, di visualizzazioni. Capite bene che con una dota di consensi così imponente, a noi il sindaco Bucci ci fa u baffo; per non parlare di un futuribile candidato del PD, sempre che riescano a trovarne uno disposto ad immolarsi. Il programma? Quello c’è già, semplice ed esaustivo: il pane e le rose. P.S. Ah, dimenticavo; viva Mancini e Vialli il gemello, la Samp che ha portato l’Italia in semifinale.