Paura del buio

Leggo su questo giornale in cronaca locale spezzina in merito allo stato di degrado dei pubblici giardini questa frase messa in gran risalto per denunciare il disagio dei cittadini: “attraversare di notte al buio i giardini mette ansia alle persone”. Beh, sì, in effetti è proprio così, come non potrebbe? Direi che se c’è un sentimento universale riguardo all’attraversamento notturno di pubblici giardini è proprio l’ansia, in tutti i pubblici giardini del mondo da quando esistono, e se non per esperienza personale, siamo venuti a saperlo da una sterminata produzione di romanzi, di film, di fiabe. Mai passare di notte per i giardini, e di giorno non prendere mai caramelle dagli sconosciuti. È una bella cosa? No che non lo è. Immagino che tutti quanti al mondo vorrebbero vivere in un film diverso, un film dove la notte nei giardini pubblici succedono solo cose carine e le caramelle degli sconosciuti sono solo caramelle buonissime di ignoti generosi. Ma un tempo era un dato di fatto talmente ovvio e scontato da assomigliare a una specie di legge, questo quando era opinione generale che la vita non fosse solo e sempre una passeggiata nei campi fioriti (Pasternak) ma portasse con sé una intrinseca quota di pericoli, pericoli da evitare o da affrontare e provvedere a ridurli nella ragionevole certezza che eliminarli del tutto non fosse neppure una bella fiaba. Ad esempio io stesso ho frequentato nella mia giovinezza quei pubblici giardini ansiogeni e una notte che ho voluto attraversarli ho rimediato una coltellata inferta da un noto criminale che per l’occasione si sentiva investito di un furente spirito di fascistica riscossa, mentre in orario diurno mi sono solo preso due cazzotti da un altrettanto famoso teppista solo perché sono entrato a farmi una partita a flipper nel bar sbagliato, bar ritenuto in uso esclusivo alla sua gang. Non sono stato l’unico a incorrere in pericolosi incidenti giardineschi, i miei coetanei ricorderanno, e visto che non leggo da anni di fatti simili, c’è da supporre che le cose ai giardini vadano addirittura meglio dei bei vecchi tempi. Anche se non sembra, evidentemente, e non sembra perché l’opinione generale sulla vita è radicalmente cambiata; oggi è sentire comune che la vita non debba prestarsi a pericoli, o imprevisti, o incomodi, di alcun genere, che questo sia un diritto acquisito e indiscutibile. Il che purtroppo non è, lo sarà magari in qualche fiaba che ci piace raccontarci sui social ma solo lì. È dura dover rinunciare al passaggio notturno dei giardini e alle caramelle diurne, ma la verità è che non ci sarà cancello o forza di polizia che potranno risolvere come vorremmo. In verità migliorare ogni cosa si può, anche la più degradata. Ricordo che vent’anni fa il quartiere di  Sarzano era diventato una specie di incubo tossico, dove la notte altro che ansia a uscire di casa. Oggi Sarzano è un posto piuttosto scic e la notte c’è fin troppa gente spensierata in giro e l’ansia se mai viene a quelli che se ne stanno in casa non per strada. Successe che, certo, ci fu un gran sforzo di pulizia e di polizia, ma soprattutto, per mesi e mesi, la gente del quartiere prese a scendere per strada dal tramonto in poi. Non con ronde armate come oggi sembrerebbe ovvio, ma con sfilate di tavoli e sedie e palchi e luci, la gente cenava e si intratteneva con musiche e giochi per le piazze e le strade fino a tarda notte. E dove c’è luce e gente per bene, la gente per male scappa a gambe levate verso le agognate oscurità. Ogni buona cosa va conquistata, e, dura verità, le conquiste non sono mai per sempre.

Il Secolo XIX, 12 novembre 2017