Giovani fascisti

Ho visto e ascoltato con molta attenzione il video dell’incursione di Como, la compunta lettura del comunicato preparato dai giovani fascisti. A parte la diversa stringatezza resa necessaria dia nuovi tempi della comunicazione digitale, a chi ha età e memoria non può essere sfuggita la singolare attinenza del loro con uno dei comunicati di esplicazione ideologica delle Brigate Rosse,  cambia la disposizione, ma i termini concettuali sono gli stessi, parole rovesciate come un guanto. Questo non vuol dire che quei giovani meditino la lotta armata, parlo del linguaggio, dico che loro, o chi per loro ha elaborato quello scritto, non esprimono un pensiero o un sentimento estemporanei, ma una posizione ideologica, una forte e strutturata  ideologia che al pari di quella delle Brigate Rosse ha natura squisitamente eversiva, opposta e coincidente. Nel comunicato di Como però c’è una significativa sostituzione di termini; classe, proletariato, vengono sostituiti con Patria nella non rara funzione di sinonimo, e la cosa è interessante perché quei giovani esprimono un’ideologia che li pone nella posizione oggettiva di nemici della Patria, e nel caso alle parole seguissero azioni, in quella di traditori della Patria. Perché la Patria non è una questione in sospeso, la Patria è un fatto, ed è una sola, questa Patria, la Repubblica. La Repubblica generata, come attestano gli accordi armistiziali e i trattati di pace sottoscritti, altri fatti incontrovertibili, dalla vittoria sul nazifascismo delle forze democratiche in armi rappresentate nel CLN e poi nelle forze politiche costituenti. Questo è fatto indisponibile a qualsiasi intendimento di revisione, si chiama ordine costituito, punto e basta. È un fatto che la democrazia è di sua natura clemente, e il ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, nel 1946 propose e fece approvare al parlamento repubblicano un’amnistia per i detenuti politici fascisti, ma non furono per questo cancellati i reati, ma graziati i rei, infatti la Repubblica si è dotata di leggi adeguate a preservare se stessa da qualsiasi ipotesi di attentato materiale o ideologico, e l’apologia del fascismo è reato contro la Repubblica, punto e basta. Vittorio Foa in un dibattito televisivo con il parlamentare missino Tremaglia, ex combattente della Repubblica Sociale, chiuse la questione in modo esemplarmente chiaro e semplice; la differenza tra noi e voi è che se aveste vinto voi io non sarei qui ma in una fossa o in una galera, ma siccome abbiamo vinto noi tu sei qui, in parlamento. Punto e basta. Perché non c’è niente da discutere, non sulla Patria repubblicana, e se i giovani di Como parlano e basta sono dei nemici della patria, categoria classificabile tra le abiezioni morali, ma se commettono azioni sono traditori della patria, rei di grave reato, anche questo ben descritto dal codice penale.

Il Secolo XIX, 3 dicembre 2017